La Società Dei Magnaccioni

Quando si parla di “La Società Dei Magnaccioni” è sempre molto difficile capire dove finisca lo stornello e dove invece inizi la canzone romana. Il brano è infatti una sorta di via di mezzo tra due generi molto diversi tra loro: pur essendosi formalizzato come canzone vera e propria, presenta un linguaggio semplificato (spesso al confine con la trivialità) che rimanda molto più al canto d’osteria che ad una forma d’arte più matura e compiuta. Insomma, da un certo punto di vista questa canzone non ha molto a che vedere con le altre di cui sto parlando nel mio diario (CLICCA QUI ). Tra l’altro anche la storia di questo pezzo è molto più simile a quella di uno stornello che a quella di una canzone. Pensate infatti che del suo autore ancora oggi si sa poco e niente!

DA ARMANDINO BOSCO ALLE “ROMANINE”
Diverse fonti datano “La Società Dei Magnaccioni” al 1962 ed accreditano la sua prima incisione ad un quattordicenne romano di nome Armandino Bosco. Detto questo, il brano raggiunse il successo grazie a due protagoniste della storia della canzone romana quali Luisa De Santis e Gabriella Ferri. Pare che le ragazze abbiano sentito il 45 giri di Bosco tra le bancarelle di via Sannio e che se ne siano subito innamorate. All’epoca la Ferri era ancora sconosciuta al grande pubblico, ma la sua grinta e il suo talento le avrebbero permesso di emergere di lì a breve.

A decretare il successo della Ferri e della De Santis fu proprio “La Società Dei Magnaccioni”. Nel 1964 le ragazze furono ospiti della celebre trasmissione televisiva “La Fiera Dei Sogni” di Mike Bongiorno. Vennero presentate come “Le Romanine” e interpretarono proprio la canzone romana cui è dedicata questa rubrica. Grazie all’esibizione di Luisa e Gabriella, “La Società dei Magnaccioni” divenne un caso nazionale in meno di 24 ore. La canzone si trasformò in un inno dei giovani e riuscì a vendere oltre un milione e mezzo di copie.

UN SUCCESSO SENZA CONFINI
Va detto che lo stile allegro e scanzonato del pezzo risulta ancora oggi spesso irresistibile. Certo, il suo testo non è particolarmente poetico, ma al tempo stesso ha il grande merito di evidenziare alcuni aspetti caratteristici di Roma e dei romani. Non a caso ha permesso a milioni di italiani di viaggiare con la fantasia per le vie della capitale. Italiani provenienti dalle regioni più disparate e appartenenti ai ceti più diversi. Io ho avuto il piacere di portare per la prima volta “La Società Dei Magnaccioni” su un palco importante come quello del Teatro dell’Opera. Posso garantirvi che, anche in una cornice così formale, il pezzo è riuscito a scatenare l’entusiasmo di tutto il pubblico in sala (CLICCA QUI PER IL VIDEO)!