La grande interprete della tradizione musicale romana Elena Bonelli racconta il concorso da lei ideato per i giovani emergenti.

Il 31 agosto scade il termine ultimo per consegnare le canzoni o i video per il concorso “Dallo Stornello al Rap”, di cui l’attrice ed interprete della canzone romana Elena Bonelli è ideatrice e madrina. Un contest ad iscrizione gratuita immaginato per i giovani (con un’età fino ai 35 anni) e per accendere i riflettori sulla tradizione “romanesca” e sulle nuove leve emergenti nella musica e nel videomaking nella Capitale. Per le tre migliori proposte un montepremi di 6000 euro (3000 euro al primo posto, 2000 al secondo e 1000 al terzo) e l’occasione di salire sul palco per il grande evento conclusivo con Elena Bonelli e altri big della scena romana (dal Colle der Fomento al Muro del Canto). Un concorso mai visto prima a Roma, che la Bonelli descrive nei dettagli in quest’intervista. Raccontando anche molto di sé.

Dallo Stornello al Rap. Come è nata questa idea?
Il concorso è nato per far riscoprire alle nuove generazioni la canzone popolare, le proprie origini culturali e musicali: è un investimento sui ‪giovani affinché non dimentichino e valorizzino il grande patrimonio storico della‪ musica popolare romana tradizionale.

Una tradizione musicale che vede Elena Bonelli come protagonista da anni…
Sì, da dieci anni do il mio piccolo contributo. Con dedizione ho voluto “internazionalizzare” la canzone romana portandola in giro per il globo. L’obiettivo era farla entrare nei teatri più importanti di musica classica e ‘colta’ con grandi orchestre di sessanta elementi, e ci siamo riusciti! Abbiamo toccato tantissimi palcoscenici prestigiosi come il Carnagie Hall, il Teatro dell’Opera di Roma, l’Auditorium Parco della Musica, il Cankarjev Dom. A Budapest abbiamo addirittura suonato con un’orchestra sinfonica di 100 elementi. Un trionfo ovunque… in Corea, in Cina, negli USA o in Africa. Un’avventura bellissima ed emozionante. In Giappone è già la terza volta che ripropongono il mio spettacolo. E ora mi hanno chiesto di portare anche le lectio magistralis.

Lei è infatti una grande studiosa della musica tradizionale italiana… Napoli ad esempio ha una lunghissima tradizione “folk” che continua a vivere e ad essere fortemente valorizzata, riscoperta ed interpretata, ispirando persino nuovi progetti. Roma ha una sua tradizione? Perché a Roma non è mai esploso un fenomeno paragonabile a quello della “canzone napoletana”?
Cosa manca alla canzone romana? Nulla, a Roma non è mai mancato niente. Perché non ha avuto la stessa fama della napoletana? La canzone romana non è mai diventata una canzone internazionale solo perchè i romani non hanno mai avuto la volontà di spingersi fuori dalle mura della città. Non abbiamo mai avuto il bisogno di emigrare, nè abbiamo avuto una vedette, come per esempio Enrico Caruso, che portasse le nostre melodie nel mondo. Inoltre non c’è stata una scuola che trascrivesse i canti in musica, come avvenuto per la canzone napoletana. Ma, soprattutto, la nostra canzone è sempre stata relegata a un basso livello, popolare, umile, strettamente legato a un’accezione folkloristica. Proprio per la sua mancata fama non è mai stata vista come espressione della nostra nazionalità, a differenza della canzone napoletana invece identificata nel mondo come espressione musicale dell’italianità.

Quali elementi accomunano lo stornello al rap? E cosa lega queste due forme espressive alla tradizione romanesca?
La canzone romana e lo stornello romano sono ispirati da sempre ai fatti politici, militari, alla cronaca nera o addirittura a catastrofi che si abbattevano su Roma. Per tutta la prima metà del 1800 tantissime canzoni erano dedicate per esempio a Ciceruacchio, un capopopolo e interprete del sentimento di protesta dei romani dell’epoca che poi fu fucilato nel 1849. Pietro Capanna, detto Sor Capanna, con i suoi versi interpretava la coscienza critica del popolo di Roma, fatti sociali, di costume e tragedie… Spesso lo stornello era il gossip dell’epoca ed era servito dai suoi stornellatori. A otto secoli di distanza dalla nascita dello stornello ne ritroviamo il seme nei numerosi gruppi musicali rap che animano Roma. Sono loro a raccontare gli stati d’animo del quotidiano, le sue difficoltà, le problematiche delle nuove generazioni, lo scontento verso le istituzioni, la politica, il sistema e la vita. Li potremmo chiamare gli stornellatori della contemporaneità.

Il “vecchio” e il “nuovo” possono coesistere pacificamente?
Assolutamente sì. E ne è stata una prova la conferenza stampa di lancio del nostro progetto alla Luiss Guido Carli, durante la quale avevo a sinistra lo stornellatore Giorgio Onorato e a destra Danno del Colle der Fomento. Giorgio rappresentava il passato e la tradizione, io la rilettura della tradizione e Danno, lo stornello in una delle sue nuove vesti, ossia il rap. In quella occasione è nata simpatia immediata, con reciproco rispetto e grande ammirazione. Insomma, ci siamo piaciuti. Ed è partita una scintilla che sono certa darà dei frutti importanti.

Quali tra i grandi personaggi della romanità l’hanno ispirata nel suo percorso personale?
Beh non c’è ombra di dubbio… la grande Gabriella Ferri e l’irripetibile genio di Anna Magnani.

Cosa ama di più di Roma?
La sua bellezza, la sua storia. Sono nata e tuttora vivo a due passi da San Pietro. Eppure ogni volta che ci passo mi emoziono, vibro, mi rilasso… È una goduria.

Di cosa invece non va fiera?
Della sua gestione, dei personaggi politici che mangiano sulla povera gente, delle vicende che la stanno colpendo in questi ultimi mesi, della cialtroneria di alcune persone, della sporcizia, della maleducazione ormai diffusa dei cittadini che contagia anche i turisti. E’ una sofferenza. Io quello che dice Gassmann lo faccio già da anni davanti al mio portone e non solo. Rispetto questa città e il suo ambiente a tal punto da muovermi tutti i giorni in bici. Roma ha bisogno di una rivoluzione culturale, antropologica e sociale… Ed io sono pronta!

Se le fosse concesso per un anno di essere Assessore alla Cultura di questa città, cosa cambierebbe e su cosa investirebbe?
Non vorrei essere Assessore alla Cultura ma al Decoro urbano. Romperei i coglioni a tutti… Ah, come mi divertirei! Io sono maniacale per la pulizia a casa mia. Credo che lo diventerei anche per la città.

Ritiene che i giovani nella Capitale siano sufficientemente stimolati sul versante musicale?
Macchè! Come nella storia dei secoli, i cantanti romani non se li sono mai filati. Ecco perché sto producendo con le mie economie Dallo Stornello al Rap, proprio per aiutarli. Qui certe forme d’espressione più veraci non hanno futuro.

Servono principi illuminati in questa città?
Eh sì, ma proprio tanto illuminati. Ci vorrebbe un Alfonso d’Aragona, un Ferdinando di Borbone… O qualcun altro che fu fortemente illuminato e poi però… se mise a gioca’ cor foco e morì bruciato. Indovinate voi chi è.

Quali obiettivi sociali vuole raggiungere attraverso questo contest?
Tirare fuori nuove canzoni romane e non fare spegnere la fiamma della nostra espressione canora che, pur essendo la seconda canzone popolare italiana, non è mai andata fuori da certi schemi ed immaginari creduti troppo di strada e ‘da trattoria’.

Cosa suggerisce a chi volesse partecipare?
Di osservare la città e descriverla in musica, di scrivere il testo possibilmente in romanesco. O di filmare ciò ritiene importante ed efficace.

Ha detto filmare. Il contest è infatti aperto anche a giovani videomakers. Usciamo dal mondo musicale per entrare in quello cinematografico. Quali film su Roma lei ha apprezzato di più?
Non quelli di Fellini, no di certo. Quelli del neorealismo ovviamente, da Rossellini a Giannetti… E quindi tanta tanta Magnani. Mi sarò vista i suoi film sette, otto, dieci… boh non so quante volte! E più la vedo e più la trovo immensa. Tanto che ho fatto uno spettacolo a lei dedicato e il grande regista Carlo Lizzani me l’ha voluta far interpretare nel suo film “Roma è Musica”.

Vi è giunto già molto materiale. Ha avuto modo di ascoltarlo e vederlo? Che idea hanno i giovani di Roma? Ci sono immagini e concetti ricorrenti?
Sì è arrivata molta bella roba… Purtroppo il concetto ricorrente è proprio il degrado della città mai visto prima.

Come verranno valutati i lavori consegnati?
Tutte le candidature saranno ascoltate e visionate e sarà fatta una prima scrematura da una giuria da me presieduta, che sceglierà indicativamente sei video e sei canzoni da sottoporre al comitato. Il comitato è composto da nomi illustri del panorama artistico, musicale, cinematografico e giornalistico quali Ambrogio Sparagna, Carla Vistarini, Cesare Ranucci Rascel, Danno del Colle der Fomento, Dario Salvatori, Ernesto Assante, Ferdinando Bideri, Franco Bixio, Marco Molendini, Pippo Caruso, Renato Marengo, Simone Cristicchi, Stefano Mannucci e Stefano Reali. Li ho detti tutti. Questa giuria sarà chiamata a scegliere i tre finalisti che vinceranno i primi tre premi.

Qualche anticipazione sui grandi nomi che saranno presenti alla serata conclusiva?
Con me sul palco ci saranno Danno, Il Muro del Canto, Ambrogio Sparagna, Assalti Frontali, l’ultimo ‘vero’ stornellatore Giorgio Onorato e altri nomi che ancora non voglio svelare ma di grandissimo livello.